Page 11 - La Collezione di Vittorio Emanuele III
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Roma, Museo Nazionale Romano	    Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 8 (2013)                         Andrea Pucci

zecchino zanobino (due esemplari) e tutta la serie dei rari quattrini (1803-1807). Oltre a queste non
manca l’ibrido, battuto negli anni dell’occupazione francese, che reca nel dritto i busti affiancati di
Carlo Ludovico e di Maria Luisa e nel rovescio lo stemma riconducibile a Ludovico I; questa moneta
venne acquistata dal sovrano alla nota asta Ruchat battuta a Roma da P. & P. Santamaria nel 192128.
Come già detto un considerevole, ma purtroppo imprecisato, numero di conî venne usato dalla
zecca per battere moneta anche dopo la soppressione del Regno d’Etruria e in particolar modo fino
alla restaurazione di Ferdinando III29; la data che appare sulle monete pertanto non è sempre spec-
chio fedele del tempo in cui vennero battute. Le monete “borboniche” della Collezione Reale sono
generalmente ben conservate senza che, nella ricerca di nuove varianti, il sovrano abbia disdegnato
l’inserimento di monete di non ottima conservazione.

                       Occupazione francese (1808-1804)

      Nel dicembre 1807 gli occupanti francesi costrinsero i regnanti borbonici a lasciare il trono di
Toscana con la promessa, mai mantenuta, di conceder loro un regno in Portogallo.

      Giovanni Fabbroni fu riconfermato dai Francesi direttore e nel febbraio 1808 inviò una rela-
zione ai nuovi “padroni” in merito alla situazione finanziaria nella quale versava la zecca. I Francesi
concessero a quest’ultima di battere, per il momento, in tipi già coniati durante il Regno d’Etruria.

      Il 3 marzo 1809 Elisa, sorella di Napoleone e già principessa di Lucca e Piombino, venne “in-
coronata” granduchessa di Toscana.

      Il 9 marzo di quello stesso anno il ministro delle finanze francese Gaudin scrisse al Fabbroni
rendendo note le sue decisioni che confermavano integralmente quanto era stato decretato l’anno
precedente: Paris le 9 mars 1809 – J’ai rendu compte Monsieur Sa Maiestè l’Empereur memoire que
vous m’avez adressè sur la situation de l’administration des monnaies de Florence. S. M. a rendù le
3 de ce moi un decret dont je joint ici une expedition signè de moi qui maintient provisoirement sur
le meme pied que en 1808 l’administration et la fabrication de cet hotel de monnaie…30.

      La nuova granduchessa di Toscana volle essere immortalata attraverso la coniazione di monete
a suo nome e con la sua effigie, accompagnata da quella del marito Felice Baciocchi, e dunque il
Fabbroni chiese l’autorizzazione a Parigi per decidere se assecondare o meno i desideri di Elisa. Il
21 novembre 1809 ricevette la risposta da Parigi: Monsieur m’a fait l’honneur de me prevenir que
vous n’avez pas cru pouvoir permettre de fabriquer sanz autorisation le monnaies et medailles que
Son Altesse Imperiale desire faire frapper a Florence pour la Principaute de Luques. Cette fabrica-
tion ne peut offrir que des advantages surtout en ce moment ou la monnaye de Florence etant sans
activitè. Trouverà dans le produit de ce travail extraordinaire del moyens de pourvoir aux ses dep-
enses. Je vous invite en consequences a vous conformer aux ordres qui vous seront donnes par Son
Altesse Imperiale a cet sujet. Le comte de l’Empire, Ministre des Finances Gaudin31. Contestualmente
a questa autorizzazione venne ulteriormente chiarito che queste monete dovessero essere battute
esclusivamente con l’effige de la Grande Duchesse comme Princes de Lucques et Piombino.

      Vista l’impossibilità di affidare il compito di preparare i conî al “vecchio” Luigi Siries e dovendo il
figlio Carlo occuparsi della consueta monetazione, la granduchessa affidò il compito di incidere le sue
monete ad Antonio Santarelli, membro dell’accademia di Firenze. Nel 1810 furono battute le monete
da cinque franchi32 e nel 1812 quelle da un franco33, cinque centesimi (1813) e tre centesimi34. Era
stata prevista anche la battitura della moneta da due e un centesimo ma, nonostante l’autorizzazione,
non venne dato seguito all’emissione35. Le battiture di queste monete, come detto, si alternarono a
quelle dei vecchi conî borbonici e, nel 1812, ancora una volta venne riconfermato quanto stabilito

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