Page 9 - La Collezione di Vittorio Emanuele III
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Roma, Museo Nazionale Romano	    Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 8 (2013)                         Andrea Pucci

per alcun poco maggiore. Prego V.S. Ill.ma ad avere presente che tal moneta vuolsi destinata ad in-
cessante corso che quindi conviene sia grossolano l’intaglio. Forse potrebbero essere i tre gigli da una
parte e l’iscrizione Mezzo Soldo dall’altra ma a caratteri larghi ed alti come quelli dei quattrinelli
romani…Giovanni Fabbroni21. Il mezzo soldo venne battuto con il disegno proposto dal Fabbroni
e coniato alla bontà di nove denari d’argento la libbra, ovvero alla lega più bassa mai battuta fino
ad allora dalla zecca di Firenze.

      Il nuovo sistema proposto dal direttore della zecca accrebbe ancora di più la confusione che
già regnava nel sistema monetario toscano in quanto, anziché diminuire e razionalizzare la circola-
zione delle monete, non fece altro che aumentare il numero dei nominali circolanti e questo perché
si continuarono a battere anche nominali secondo il vecchio sistema. In realtà, oltre a queste nuove
monete d’argento popolino, la zecca continuò a produrre i dieci paoli a nome di Ludovico alla bon-
tà di once 11 d’argento per libbra. Il Fabbroni, probabilmente deluso dal parziale insuccesso della
sua riforma, non poté far altro che adeguarsi, al punto che nel 1806 dette istruzioni all’incisore Luigi
Siries di preparare il nuovo conio della moneta da paoli dieci: adì 6 giugno 1806 - …mi ritorna ap-
provato dalla M.S. l’allegato modello di V.S. Ill.ma progettato per la formazione del nuovo tipo delle
monete da Paoli X… Debbo aggiungere per sua regola che nel resto vuolsi adattato il medesimo siste-
ma e leggende delle Dene o moneta da 10 lire. Prego per la mia parte V.S. Ill.ma a volersi occupare
nel tempo stesso della formazione di un contorno che non sia facilmente imitabile da quelli iniquj
che si abilitano a diminuire le monete nel contorno. Giovanni Fabbroni22.

      Durante il precedente governo di Ferdinando III non vennero battute monete destinate al
commercio con il Levante e così il Fabbroni volle, ancora una volta, proporre una sua soluzione
per ovviare a questa mancanza. Fu così che il 2 luglio 1805 inviò una memoria alla regina reggente
proponendo la battitura di una moneta d’oro destinata al commercio con il Levante: La materia-
lità dei Turchi è avvezza a credere che sotto l’impronta usitata di Venezia soltanto si trovasse oro
purissimo a 24 carati…l’oro che adesso si cuonja in questa Reale zecca è perfettamente a carati 24
cioè uguale a quello degli zecchini di Venezia… crederei che potesse riescire di molto interesse per
questa zecca il formare l’imitazione… imitare la forma esterna del Veneto zecchino secondo il qui
annesso modello. In esso da un lato è sostituito il nostro protettore San Giovanni Battista al veneto
San Marco, nella faccia opposta S. Zanobi genuflesso ai piedi del Salvatore…questo nuovo zecchino
vorrei chiamare Zanobino… Giovanni Fabbroni.

      Anche questa volta la regina reggente volle compiacere il direttore della sua zecca e così il
Fabbroni si cimentò anche nel definire come doveva essere composto il conio …potranno essi
chiamarsi Zecchini di San Zanobi o Zanobini perché se da un lato…portano l’effige del glorioso
protettore San Giovanni con le leggende attorno – S. JOAN. BAPT. F. ZACHAR – dall’altra han quella
di S. Zanobi nostro insigne patrono genuflesso ai piedi del Salvator del Mondo con le leggende a de-
stra - S.ZEN. EP.F – e alla sinistra – S. M. FLOR – Essendo che questa moneta è unicamente destinata
al commercio del levante si rende superflua ogni pubblica notificazione23.

      Il 27 novembre 1805 fu fatta la prima tratta di soli 166 pezzi e l’anno seguente una seconda di
766. L’insuccesso di queste emissioni è dimostrata dal fatto che la maggior parte di queste monete
ritornarono a Firenze poco dopo essere state inviate in Levante.

      Nei sei anni del Regno d’Etruria vennero create molte nuove monete, alcune delle quali furono
riproposte negli anni seguenti, in particolare le dieci lire (dena), le quali vennero incessantemente
battute nel primo ventennio di Leopoldo II.

      La varietà dei conî e dei tipi monetali fa sì che questa monetazione risulti interessante agli occhi
dei collezionisti e degli appassionati di numismatica.

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