Page 48 - Memorie di Torino (vol.1) - Medaglie, gettoni e distintivi 1706-1970
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Bollettino di Numismatica Monografia n. 13.I 2006

                                                          La fabbrica delle memorie

        “La Zecca è anch’essa oggetto di curiosità per il visitatore; non che l’edificio dove essa è collocata possa
        meritare la sua attenzione, ma per gli oggetti da osservare nei laboratori di produzione e nello studio del-
        l’incisore etc.
        La Zecca si trova dietro il Palazzo dell’Università, via della Zecca; vi fu collocata all’epoca dell’ingrandimen-
        to di Torino verso il Po, ordinato dal Duca Carlo Emanuele II. Benchè questo edificio non si faccia notare
        all’esterno, esso ha all’interno belle sale sia per gli uffici dell’amministrazione generale delle monete, sia per
        quelli dell’amministrazione della zecca di Torino. Essa ha inoltre degli ambienti adatti alla fusione e lamina-
        zione dei metalli, così come all’aggiustamento dei tondelli e per i bilancieri dove sono coniate le monete. Lo
        studio dell’incisore, quello dei saggi, i laboratori per l’affinamento e per la divisone dei dorati vi sono como-
        damente collocati. Inoltre, la sede offre un un locale appropriato alla manifattura delle bobine per i filatoi
        d’oro, di cui un tempo si faceva un importante commercio, e tutti gli impiegati vi hanno il proprio alloggio,
        secondo una distribuzione comoda per il servizio dello stabilimento.
        La fusione dei lingotti per la laminazione si faceva un tempo nelle molazze; tale procedimento è stato abban-
        donato per lasciar posto all’uso delle lingottiere in ferro che si usano attualmente; tra queste lingottiere, si
        deve porre attenzione a quelle impiegate durante il regime francese. Il fine del direttore nella colata delle lami-
        ne è di evitare gli scarti derivati da sbavature e bolle che ne accrescono le limature.
        La laminazione si fa tra due cilindri messi entrambi in movimento, l’uno dall’ingranaggio di un maneggio
        condotto da cavalli e l’altro dallo sfregamento della lamina che si assottiglia progressivamente. Una macchi-
        na, che ha una fustella, serve a tagliare i tondelli il cui aggiustamento e la cui cordonatura si compiono con
        l’aiuto di una meccanica ingegnosissima. Tutto è ben distribuito per la fabbricazione, e l’artista che dirige i
        laboratori per quel che concerne il lavoro in ferro, è abilissimo. Si notino i bilancieri usati per la coniazione
        delle monete. L’amministrazione ha ritenuto di impiegare quelli che erano stati inviati da Parigi, inventati dal
        sig. Gengembre, ispettore generale della zecca di Francia; a parte la bellezza e la rifinitura del loro lavoro,
        degno di essere esaminato, questi bilancieri hanno il vantaggio : I. di coniare il pezzo in virola, cioè che il fian-
        co sottomesso al colpo del bilanciere vi è trattenuto da una banda circolare d’acciaio, la quale, impedendo al
        metallo di estendersi in superficie, lo costringe a colmare gli spazi dell’incisione del quadrato, di modo che il
        pezzo ne esca con impronte più nitide e levigate; 2. di preservare il monetiere, incaricato di piazzare i tondel-
        li sotto il bilanciere, dal rischio di perdere le dita, e questo con l’ausilio di un piano che riceve i tondelli da un
        corridoio e che quindi li colloca al centro della virola; 3° di mettere in movimento, con un sol colpo di barra,
        il bilanciere, la virola che si alza e s’abbassa, ed il piano.
        Dopo aver visitato la sala dei bilancieri, il viaggiatore può trovare di che soddisfare la sua curiosità nello stu-
        dio dell’incisore, il signor Amedeo Lavy. Questo artista, figlio di un incisore della zecca sotto Carlo Emanue-
        le III e Vittorio Amedeo III, appartiene ad una distinta famiglia; e oltre l’intelligenza di cui fa prova nell’inci-
        sione dei punzoni e la formazione dei conii e dei quadrati, egli ha un vero talento per la scultura in marmo,
        avendo lavorato per parecchio tempo a Roma presso il Marchese Canova, ed avendo ottenuto successo a Pari-
        gi, dove è stato chiamato per eseguire alcuni lavori.
        Molte cose sono da esaminare nello studio del signor Lavy: I°) Le medaglie contenenti i fasti della Casa Reale
        dei Savoia, i cui punzoni sono terminati ma non ancora temprati. Tali medaglie, composte dall’abate Berta,
        bibliotecario anziano all’Università, sono opera di Lorenzo Lavy, padre [di Amedeo], morto nel 1789. 2°) I
        punzoni ed i quadrati usati per la coniazione delle monete del Re, sia negli Stati di terra ferma, sia in Sarde-
        gna. 3°) Una collezione di medaglie, dove si possono ammirare i lavori dei migliori artisti, dal XVI secolo
        sino ai nostri tempi. 4° ) Una collezione di monete, ricchissima e forse unica in Piemonte, la quale interessa a
        sua volta il genealogista, lo storico, l’amministratore, e l’antiquario. 5°) Alcuni busti di uomini che hanno
        caratterizzato più di altri il Piemonte, tra i quali si distingue Lagrange, Denina, Alfieri; e quelli di altri perso-
        naggi viventi la cui rassomiglianza è perfetta. Questi busti sono stati eseguiti dal signor Amedeo Lavy.”

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