Nello studio di incisione venivano progettate le nuove monete e realizzati i modelli che, trasferiti su appositi punzoni, avrebbero poi generato il conio matrice. L’incisione a taglio diretto, ancora praticata da Filippo Speranza, incisore capo della Zecca nei primi anni del Novecento, verrà poi meccanicizzata nel nuovo stabilimento sull’Esquilino grazie all’acquisto di due pantografi tridimensionali del tipo Janvier di Parigi, azionati da motore elettrico, a corrente continua e alimentato da una batteria di accumulatori che assicuravano velocità costante al movimento dei macchinari. L’introduzione del pantografo nel processo produttivo della Zecca contribuì in maniera significativa ad accelerare il lavoro del reparto incisione.